Il paziente è stato operato per ricevere il trapianto di rene con una tecnica di anestesia combinata, non potendo sopportare l’anestesia generale per una grave insufficienza respiratoria.
E’ la prima volta che un trapiantato rimane sveglio durante l’operazione, parlando e scherzando con i medici durante l’intervento. E’ successo alle Molinette di Torino durante un intervento effettuato, il 29 agosto, il primo trapianto di rene su un paziente sveglio attraverso una combinazione di anestesia spinale ed epidurale.
Per colpa di una grave insufficienza respiratoria il malato non poteva ricevere il trapianto in anestesia generale e così i medici hanno scelto di utilizzare per la prima volta la tecnica dell’anestesia combinata, mai usata fino ad ora per un trapianto
Nessuna anestesia generale, ma un mix tra epidurale e spinale e per il primissimo trapianto di rene avvenuto in nostro Paese con paziente sveglio e una tecnica anestesica all’avanguardia. In questo modo il paziente ha potuto “vedere” la sua operazione chirurgica e dialogare con i medici.
L’intervento chirurgico, realizzato all’ospedale Molinette della Città della salute di Torino , è stato effettuato in forma sperimentale su un napoletano di 38 anni affetto dalla sindrome di Alport, che porta a un deficit progressivo dei reni e del sistema uditivo. Il donatore dell’organo, espiantato assieme a cuore, reni e fegato, era un uomo di quarantuno anni novarese deceduto per arresto cardio-circolatorio a seguito di un grave shock cervicale.
Il paziente dell’ospedale Molinette della Città della salute di Torino non poteva sopportare un’anestesia generale per il trapianto a causa di un’insufficienza respiratoria ostruttiva grave. Per questa ragione è stata usata, in modo sperimentale e per la prima volta, in un trapianto, la tecnica dell’anestesia combinata eperidurale e spinale. Ciò ha autorizzato al paziente di diminuire al minimo i rischi e di non avere esigenze di rianimazione post-operatoria.
“Quando è entrato in sala chirurgica era troppo ansioso – ha narrato il dottor Fabio Gobbi, anestesista – poi con la sedazione si è a poco a poco rasserenato e abbiamo parlato un po’ di ogni cosa, nello specifico di calcio. Non ha mai avuto la sensazione di dolore.
Il blocco motorio è stato prodotto nella zona da operare e ha autorizzato ai chirurghi di impiegare le proprie energie con la massima calma. L’insufficienza respiratoria ostruttiva del paziente era così grave che non avrebbe permesso ulteriori risoluzioni, compresa l’anestesia generale che avrebbe normalmente reso indispensabile un ricovero in terapia intensiva”.
Questo tipo di «tecnica combinata», è stata teorizzata e messa a punto dal dottor Fabio Gobbi dell’Anestesia Rianimazione 3, diretta dal dottor Pierpaolo Donadio, e mai prima era stata utilizzata durante un trapianto ed ha garantito di diminuire i rischi anestesiologici.
L’intervento chirurgico è stato eseguito il 29 agosto dai chirurghi vascolari Piero Bretto e Federica Giordano e dall’urologo Giovanni Pasquale, durante il quale l’uomo era sveglio, non ha percepito alcun dolore e ha dialogato con i medici.
L’operazione chirurgica, durata circa 4 ore, è riuscita a livello tecnico e ora il paziente è ricoverato nel reparto di Nefrologia dell’università, con la direzione del professor Luigi Biancone.