Siamo solo all’inizio, segue il dialogo con la luna il cui faccione ammicca dalla scena, poi la memoria del padre, eroe della sua infanzia sempre ricercato in ogni uomo e ritrovato, forse, fantasticando su Corto Maltese, l’emblematico personaggio del disegnatore e romanziere Hugo Pratt, suo grande amore idealizzato e perduto. Sì, perché è proprio l’amore il leit motiv dell’articolata performance milanese al Teatro Dal Verme del 7 aprile. Battute , monologhi, accenni di passi “per la verità non ballo , ma traballo…” e ricordi hanno sempre cucito insieme le sue canzoni e, una dopo l’altra, snodano così il racconto di sessant’anni di musica e palcoscenico. Come pure la sua visione della vita, dei sentimenti e della imprescindibile arte della seduzione. Con la solita sincera e disarmante ironia ci fa entrare nella storia, cultura di un’epoca. A cominciare dal tormentato incontro con Strehler che di fatto ha forgiato la sua prima impronta da artista, per continuare con il rapporto altrettanto sofferto con Paoli, lasciato definitivamente dopo un confronto con la moglie di lui. Tutto narrato sulla scena di “ Un filo di trucco, un filo di tacco”. Lo spettacolo prende difatti il nome da un ammonimento, sempre disobbedito, che la mamma, molto borghese, le ripeteva fino allo sfinimento prima di uscire: “ sento che me lo dice anche oggi che non c’è più”.
Le canzoni sono quelle nuove dall’album “Meticci”, insieme a vecchi successi, classici e cover raffinati che scivolano via uno dopo l’altro con arguzia e incantamento. Suonano Eduardo Hebling (basso e contrabbasso), Paolo Vianello (pianoforte e tastiere), Placido Salomone (chitarra) e Eric Cisbani (batteria e percussioni).
Da “Tristezza” a “Una ragione di più” a “ Mi sono innamorata di te”, da “Che cosa c’è” a “Io mi fermo qui” ad “Albergo a ore”, fino a dare prova di una incredibile estensione di voce nel brano finale “Eternità”. L’ex timidissima ragazza sa dialogare con il pubblico, sa far sorridere, commuovere, coinvolgere, con tanta generosità. Fa le fusa come una gattina e poi è graffiante come una tigre ed è se’ stessa in ogni istante, pure quando si diverte a raccontare di aver avuto due relazioni contemporanee- “Ma si tratta del Paso Doble, alquanto faticoso per la verità”. Per oltre due ore ti rende partecipe ad ogni sua emozione, ad ogni suo guizzo di fantasiosa energia.
Successo trionfante con standing ovation attribuitole dalla sua città che l’ama fin da quando cantava le ballate della mala milanese. Le prossime tappe confermate del tour( si dice che sia l’ultimo, quello di commiato alla strepitosa carriera, però…) sono il 10 aprile al Teatro Goldoni di Venezia e il 14 dello stesso mese al Palazzo dei Congressi di Lugano. Ma già Milano la reclama, la replica sarà all’11 giugno al Franco Parenti ed ancora una volta previsto l’en plein. L’addio è rimandato.
Una risposta a La Vanoni canta, recita, balla (traballa), ricorda e racconta