Sin qui i bei discorsi o, meglio, i proclami dell’attuale presidente del consiglio, ma anche di quello precedente che, a dire il vero, aveva fatto della stabilità un valore assoluto nella sua azione di governo. Al punto da essere quasi immobile, nel teatro della politica nazionale.
Ma questa è, speriamo, oramai la storia più recente del Bel Paese.
Quindi, ora i riflettori si accendono, si fa per dire, sul Commissario Cottarelli, fortemente voluto dal presidente Letta, al quale sono state scaricate le responsabilità circa i tagli ai bilanci dei vari ministeri. Una ricerca minuziosa, fatta con la lente d’ingraddimento, al fine di razionalizzare (quante volte abbiamo sentito pronunciare questo verbo) le risorse umane, materiali e finanziarie.
Il duro lavoro di ricerca è cominciato sul finire dello scorso anno, e così l’imperterrito commissario ha cominciato a spulciare i conti (ma quali?) e a rivedere i piani di investimento, ristrutturazione e di ammodernamento programmati per gli anni finanziari di là da venire (come ad esempio la questione,oramai annosa degli aerei da caccia F35), giungendo alla conclusione che sì è possibile, tagliando qua e là, ridurre la spesa pubblica.
E occorreva una commissario straordinario per scoprire ciò che tutti sapevano già? Non era già noto ai revisori dei conti, la reale situazione in cui naviga il nostro Paese? E comunque, nulla è davvero certo, sino a quando l’attuale esecutivo non licenzierà il Def, entro il mese di maggio (cioè in coincidenza delle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo).
Molto bene: se non fosse che dalle nostre parti, ogni questione (dalla gestione del’immondizia, allo stato della sanità pubblica, dalla scuola al lavoro) tutto viene gestito sempre e comunque in uno stato di “emergenza”. Niente, o quasi, può entrare a far parte della normale gestione della “res publica”, a cura dei nostri arcipagati (ma non altrettanto capaci) pubblici amministratori.
L’attuale piano di revisione della spesa pubblica, presenta alcuni nodi, ancora tutti da chiarire (ma il commissario straordinario ha già rimandato tutto alla promulgazioe del DEF e cioè, dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri) come ad esempio l’annunciata riduzione del pubblico impiego e quella degli operatori delle Forze di polizia oltre che delle Forze Armate.
Potrà essere risparmiato molto denaro, a patto che vengano mantenuti gli attuali parametri di sicurezza (già peraltro assai criticabili) e che si trovi una soluzione per gli impiegati che si vorrebbero “defenestrare” dagli attuali uffici, e poi per farne cosa? Mandarli in pensione? Bene, così si aumenta il carico sul già disastrato bilancio dell’INPS!
In ogni caso, a rimetterci saranno sempre i cittadini, che vedranno peggiorare la qualità dei servizi resi da parte della pubblica amministrazione (peraltro già nell’occhio del mirino per le sue performance assai discutibili) o, ancora, e qui il tasto è ancora più dolente, per il livello di sicurezza che necessariamente diminuirà, tenuto conto della paventata riduzione degli organici degli operatori di polizia. Al riguardo, è bene ricordare che tale riduzione è già in atto da alcuni anni, seppure è avvenuto in sordina, e ciò ha comportato l’innalzamento dell’età media degli agenti, onde per cui si notano sulle strade operatori che hanno, quando va bene, oltre 45 anni d’età, con tutto quel che ne consegue!
Il piano di riduzione prevede, fra le altre cose, un’ulteriore diminuzione di almeno 45.000 unità, sotratte alle tre forze di polizia nazionali e, ovviamente, con procedura a parte anche per quelle locali. Va da sè che siamo tutti coscienti del fatto che una revisione organica, per quanto attiene il miglior impiego di risorse (umane e non), é diventata una materia non rinviabile, posto che il denaro a disposizione è davvero lesinato. Ma quello che, a parere di molti, francamente preoccupa è il metodo con cui si adotteranno le soluzioni per garantire la sicurezza in un Paese, il nostro, che davvero può rinunciare a tutto, ma che di sicuro non può permettersi di abbassare la guardia di fronte alla deliquenza, organizzata e non, e al malaffare.
Il governo, per finire, fa bene nel ricercare il migliore dei modi per attuare la tanto spesso annunciata riduzione dei costi (anche attraverso i tagli presso la presidenza della repubblica o del consiglio: vds. la questione delle auto “blu”) mettendo in conto un “tesoretto” di ben 5 mld. di Euro. Perfetto, purchè questo sacrificio consenta al governo, in tempi ragionevolmente brevi, il rilancio di un organico piano economico – finanziario per ridare ossigeno alle imprese (soprattutto piccole e medie) che sono l’assatura portante della nostra economia. Tutto questo, dovrà comunque muoversi in un quadro politico che veda, finalmente, al centro l’Italia e la sua economia, non più succube delle politiche in favore dei sistemi bancari europei, che hanno imposto negli ultimi anni (almeno dal 2008) politiche governative in loro soccorso.
Proprio questa sera, alle 21:10, si parlerà di tagli, su La 7, a Servizio Pubblico.
Tra gli ospiti Filippo Taddei, responsabile economia del Pd, il filosofo Massimo Cacciari, il professor Giuseppe Remuzzi ed il giornalista Maurizio Belpietro.