Il titolo è già tutto un programma: “Scontenti”. Scontenti della politica, scontenti della Legge di “stabilità”, ma soprattutto delle promesse di cui, francamente, oramai ci siamo stancati tutti sentirci proporre ogni volta che il governo deve mettere mano ad un qualsiasi provvedimento.
Si, la gente, quella comune fatta di cittadini, lavoratori, studenti, pensionati, in divisa e non, tutti si dichiarano scontenti, se intervistati da qualche giornalista del La 7 presenti alle varie manifestazioni che si sono susseguite nella Capitale, a partire da sabato scorso.
Ma veniamo al nostro padrone di casa, Corrado Formigli il quale, rivolgendosi agli ospiti e al pubblico esordisce con le parole dell’editorialista Ernesto Galli della Loggia:” Con le larghe intese non si diminuisce il debito né si eliminano tasse e spesa pubblica, si può solo tirare a campare con le larghe intese”.
Basterebbe, a mio parere, fermarsi un solo momento sul significato di queste parole, che esprimono in tutta la loro crudezza la vera dimensione di un governo che ha fatto “dell’immobilismo, non solo la sua caratteristica, ma addirittura il valore aggiunto rispetto alle politiche sociali, che si vorrebbero poi spacciare come le uniche, a fronte di una situazione dei conti disastrosa.
Niente di più falso, poiché se si avesse il coraggio di parlare chiaro in sede Comunitaria si potrebbero presentare progetti volti al rilancio dell’economia e all’abbassamento del debito pubblico, dall’attuale rapporto del 127% rispetto al PIL, poiché a detta di molti esperti di economia, non solo italiani, sono convinti che l’Italia avrebbe i numeri per farlo. Cominciando, ad esempio, dalla vendita di una parte del patrimonio immobiliare dello stato, il cui ricavato dovrebbe poi servire da volano per l’economia, attraverso il rilancio dell’imprenditoria, l’abbattimento del “cuneo fiscale”, con conseguente abbassamento della pressione fiscale sugli stipendi, e il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Non è fantascienza, ma solo la realizzazione di un piano economico coraggioso, che guarda avanti.
Ma occorre coraggio, appunto, quello che sino ad ora Letta e i suoi non hanno mostrato di avere.
Ed è così che gli ospiti della puntata da Maurizio Gasparri del Pdl, a Pippo Civati del PD, dal professore Emanuele Ferragina, titolare di una cattedra di economia presso l’Università di Oxford, a Pierluigi Battista de “Il Corriere della sera” e, ancora, lo scrittore Aldo Busi all’unisono si sono detti d’accordo nel definire l’attuale Legge di “Stabilità” insufficiente rispetto alle aspettative del Paese.
I momenti clou della serata sono stati due: il confronto tra gli “occupanti di case” nel quartiere romano di Porta Nona, e l’intervista a operatori delle Forze di polizia, sentiti “a caldo”, cioè durante e dopo i servizi di prevenzione e repressione (c.d. “ordine pubblico”) che sono stati attuati sabato e domenica della scorsa settimana.
Per quanto riguarda le ragioni dei “più poveri” (quelli senza alcun introito familiare) a occupare una casa, rispetto a chi (meno povero) la sta realizzando a fronte di sacrifici davvero grandi, si deve considerare che i primi sostengono che tutti hanno diritto a un tetto, punto e basta.
Con tante scuse verso chi, momentaneamente, solo perché è più fortunato o ha una qualche occupazione, può arrangiarsi diversamente. Mentre i secondi sostengono che si sentono abbandonati dalle istituzioni, in quanto assistono impotenti allo “scippo” della loro proprietà, oltre al diritto di godere il frutto dei loro sacrifici. Insomma, da qualsiasi parte si guardi la medaglia lo Stato e le sue istituzioni sono assolutamente latitanti, sia perché non realizza politiche sociali, volte a garantire a tutti una vita dignitosa, sia perché non è in grado di imporre il rispetto della legge, quando questa è palesemente violata.
I cittadini in divisa, poliziotti, carabinieri e guardie di finanza, che sempre più spesso sono chiamati ad assicurare l”Ordine e la Pubblica Sicurezza”, pur se hanno raggiunto un’età avanzata, senza essere ripresi in volto dalle telecamere, hanno raccontato agli inviati alle manifestazioni di sabato 19 e domenica 20 ottobre, di avere provato timore quando sono stati attaccati da gruppi numerosi di manifestanti violenti. Hanno peraltro ricordato che da ben 5 anni i loro contratti non vengono rinnovati e gli straordinari non vengono corrisposti puntualmente. Al riguardo, lo scrittore Aldo Busi ha commentato prevedendo che in futuro “…i poliziotti prima o poi si tireranno indietro e faranno entrare i manifestanti nei palazzi del potere”.
Qual é quel governo che dimentica o è sordo alle istanze dei propri cittadini? Come si fa a non comprendere che la ripresa del “sistema-Paese” passa anche attraverso una politica sociale ed economica più coraggiosa e, soprattutto, foriera di idee e progetti a media-lunga scadenza? Così accade che a Milano diversi giovani animati da sano spirito imprenditoriale e con la testa piena di idee, condividendo gli spazi e le spese e collaborando secondo la formula del “co-working“, hanno realizzano delle “start up”, cioè delle vere e proprie imprese, che mettono a disposizione il loro know how per la realizzazione di progetti o l’assistenza all’impresa.
In diretta, quindi, dal “Talent garden” di Milano si assiste al “Miracolo” reso possibile da questi fantastici giovani imprenditori che, con pochi soldi e tanta voglia di fare, hanno sin’ora messo in piedi più di un migliaio di piccole imprese, che hanno trovato una loro ben precisa collocazione, non solo in Italia.
La puntata, anche questa volta, ha ottenuto un gran seguito e non solo per la bravura di Corrado Formigli nell’ intavolare sapientemente i servizi preconfezionati per i temi in discussione, oppure stuzzicando opportunamente ora un politico di destra (Gasparri) ora quello di sinistra (Civati), o ancora stringendo alle “corde” l’editorialista Pierluigi Battista incalzato dallo scrittore Aldo Busi. Tutto questo, se si vuole, fa parte del gioco delle parti, che tutti (ma proprio tutti!) son pronti a recitare. Tuttavia, quel che resta dopo ben tre ore di diretta televisiva è l’amaro in bocca, che nasce dalla constatazione che siamo sempre al punto di partenza o a quello, se credete, “di non ritorno”.
Se lo scrittore Busi ha ragione quando afferma che “…i giovani di oggi sono sconfitti e senza speranze” o, ancora, quando parla di condizione dell’Italia sempre più simile alla Grecia piuttosto che agli altri stati europei.
Alle giovani ragazze italiane è rimasta, pur tuttavia, la speranza di dare una svolta alla propria vita vincendo i vari concorsi per le miss che si tengono un po’ in tutte le regioni, come ad esempio quello di “Miss Italia”, sfruttando la propria bellezza. Un modo di arrangiarsi o di sbarcare il lunario, che ci riporta con la memoria a quell’Italia dei primi anni ’50, quando a concorrere c’erano le indimenticabili Sophia Loren o Gina Lollobrigida.
Un’Italia, allora, piena di speranze e di voglia di costruire e progredire, che sapeva ancora guardare al proprio avvenire con coraggio e determinazione. Chissà se il premier Letta riflette mai su questi momenti che hanno caratterizzato il nostro Paese e che hanno ispirato i “Grandi statisti” italiani, quelli che hanno scritto la nostra Costituzione. Quelli che, a detta di Aldo Busi:”Non se ne vedono più!”. Chissà!”