Piazzapulita: la fine del ventennio berlusconiano, oppure siamo al “Tutti a casa”?

 

Piazzapulita

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Lunedì, 7 ottobre 2013, ore 21.00. Puntuale come un treno svizzero (perché non italiano?) parte la puntata condotta con sapienza e professionalità dall’ormai collaudatissimo Corrado Formigli. Questa volta già dal titolo della diretta Tv su La7 si capisce che l’ospite principale in studio Dario Franceschini, Ministro per i rapporti con il Parlamento, sarà messo sotto torchio da esperti economisti e dal pubblico in sala di Piazzapulita.

Così Formigli esordisce parlando dell’ormai concluso “Ventennio” lasciando sospesa nell’aria il significato dell’introduzione, lasciando che Antonio Padellaro, direttore de “Il Fatto Quotidiano”, interagisca con il suo pensiero, facendo ovvi riferimenti tra il “Ventennio fascista” ed il “Ventennio dell’era berlusconiana”, entrambi finiti in malo modo, quando non addirittura in tragedia politica, sociale ed economica.

Il primo, lo ricordiamo tutti per averlo studiato, letto, visto al cinema, è finito con un vergognoso “Tutti a casa” a seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943, quando i regnanti di Casa Savoia pensarono bene di abbandonare tutti, il governo, le forze armate e i cittadini italiani, al loro destino, attraverso una fuga vergognosa che li porterà sino a Brindisi, da dove si imbarcarono su un incrociatore della Regia Marina militare per allontanarsi definitivamente dall’Italia.

Il secondo Ventennio, quello berlusconiano, fa riferimento alla presunta fine di un uomo politico, del suo partito e, forse, di una stagione politica che ha visto la paralisi del parlamento, poiché troppo spesso impegnato ad affrontare le beghe del cavaliere, in ordine ai molti (forse troppi) procedimenti giudiziari aperti nei suoi confronti, non escludendo le sue attività imprenditoriali nel mondo dell’informazione.

Dario Franceschini tiene a sottolineare che il Ventennio berlusconiano si conclude lasciando profonde cicatrici sul corpo dei politici del PD, a cominciare proprio dal suo, siccome l’adesione alle politiche “Delle larghe intese” sono state portate avanti dal centrosinistra per venire incontro ai bisogni di un Paese stremato da una situazione economica e finanziaria disastrosa. Insomma, il riferimento all’aut aut del Presidente Napolitano è evidente, e Franceschini non manca di sottolineare che il Paese, proprio per questo “…deve saper discernere i buoni politici dai cattivi, senza far di tutta un’erba un fascio”.

Il direttore Padellaro non cade nel tranello del politichese che assolve “tout court”, e ricorda che per parlare di fine del berlusconismo, bisogna prima attendere che tutti le questioni che riguardano il cavaliere abbiano fine e per questo cita le leggi “ad personam” per Berlusconi, la legge Giovanardi sulla droga, la Bossi-Fini, solo per ricordarne alcune.

Nel corso della serata, com’era prevedibile, vengono anche toccati i temi che scorrono in questi giorni sulle prime pagine dei quotidiani: il dramma di Lampedusa, la legge elettorale, il Papa e i giovani, la questione economica, il debito pubblico, lo stato e il rilancio dell’imprenditoria.

Ma due, a mio avviso, sono stati i momenti cruciali e di massimo interesse della serata: l’intervento del filosofo Diego Fusaro e dell’imprenditrice Marina Zanotti.

Diego Fusaro, filosofo e insegnante presso l’Università San Raffaele, in poche battute ha praticamente azzerato le politiche del governo europeo, poiché asservite ai bisogni delle banche, che ci rendono schiavi dei bilanci e di una politica di stabilità che si traduce “in cretinismo economico” che ha concorso a creare nei paesi Ue un “lager economico”, che richiama alla mente la dittatura nazista. Un sistema politico ed economico che, sostanzialmente, non opera in favore delle aspettative dei cittadini, specialmente in questo periodo di profonda crisi, quando sarebbe invece necessario attuare interventi in funzione al rilancio delle economie nazionali, in barba ai “patti di stabilità” che stanno anemizzando l’intera europa.

Formigli, prosegue nel programma chiedendo a una signora seduta in sala di alzarsi e cominciare a parlare della sua esperienza in qualità di imprenditrice nel settore meccanico. La qual cosa, ovviamente, sulle prime sorprende un po’ tutti, poi via via che la Signora Marina Zanotti si racconta, l’attenzione del pubblico aumenta e lo stesso Franceschini tiene a confrontarsi con l’imprenditrice sul piano degli interventi del governo operati per favorire l’occupazione e l’abbassamento del “Cuneo fiscale”. La Zanotti descrive la sua attività imprenditoriale, la sua capacità di resistere in questi anni di forte crisi nei mercati nazionale ed internazionale, del suo amore verso il suo lavoro e del senso di rispetto profondo che lei prova nei confronti dei suoi collaboratori (non dipendenti!) e dei fornitori.

La sua impresa, nonostante la crisi, tiene a precisare, non solo non è fallita ma addirittura ha visto aumentare i suoi lavoratori, avendone assunti negli ultimi mesi altri tre, per un totale di 52 collaboratori.

Ma il problema vero, osserva la Zanotti, non solo è quello afferente il costo del lavoro, ma il lavoro vero e proprio, quando vengono a mancare le possibilità di potersi confrontare con altre aziende straniere, su di un piano di parità, posto che i costi in Italia sono divenuti insostenibili.

Franceschini, dal canto suo, ha il compito di difendere l’operato del governo Letta, ricordando ai presenti e alla Zanotti in particolare, quanto è stato fatto sin’ora, anche se poco, per aiutare gli imprenditori italiani, soprattutto allo scopo di non farli fuggire all’estero e, laddove le condizioni lo consentano, di assumere nuove maestranze. Tuttavia, la Zanotti che conosce bene il suo mondo con annesse problematiche, dichiara di essere delusa e stanca di sentirsi dire dai politici “indifferentemente di destra o di sinistra, che saranno presi provvedimenti o che verranno studiate delle soluzioni…” “vorrei sentire, almeno per una volta, parlare al presente e non al futuro!”, così conclude il suo intervento l’imprenditrice che, nel frattempo, ha guadagnato maggiore visibilità nello studio, visto che Formigli l’ha voluta accanto a sé al centro dello studio.

Un colpo da maestro, senza alcun dubbio: un coniglio, opportunamente e tempestivamente tirato fuori dal cilindro, del nostro padrone di casa, che anche stavolta porta a casa (l’intera redazione politica di La 7) un successo di ascolti davvero meritati e che promettono per le prossime puntate nuove rivelazioni a vantaggio degli spettatori che desiderano saperne di più. Forse i cittadini non sono poi così lontani dalla politica. Forse la gente comune, quella che paga regolarmente le tasse e fa la fila agli sportelli per qualunque cosa, ora ha bisogno e voglia di capire cosa si muove nel mondo della politica e cosa si sta facendo davvero per cambiare le cose. Questo perché tutti, finalmente, possano considerarsi cittadini italiani ed europei, ma senza distinguo di sorta, poiché non ci devono essere quelli di serie A o B.

Adesso, è giunto il momento di comprendere che la gente, quella comune, vuole “il cambiamento” nella politica, così come nell’amministrazione della “res pubblica”. Tutti hanno ben compreso che la prossima volta non si dovrà andare a votare con il “Porcellum” ma con una legge elettorale che consenta il cambiamento, l’alternanza ma, soprattutto, la governabilità. Governabilità e non immobilismo, quello dato dagli equilibrismi e tatticismi politici.

Informazioni su Faber

Nato e cresciuto a Milano. Dopo un breve periodo trascorso in Sicilia nella provincia siracusana ha conseguito il diploma di ragioniere e perito commercialista, per poi lavorare per il Ministero della Difesa. Da un anno si è trasferito a Palermo dove si occupa di assistenza per il personale civile e militare, dipendente dal Ministero della Difesa. Per alcuni anni a Torino e in Piemonte, sempre per conto del Ministero, si è occupato del settore pubbliche relazioni. Nell'anno accademico 2009/2010 ha conseguito una laurea di primo livello in Scienze dell'Amministrazione presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Siena. Ha sempre nutrito un forte interesse per la storia europea in particolare, soprattutto sotto il profilo politico-economico e sociale.
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