La nuova stagione di Che tempo che fa

Che tempo che fa

Che tempo che fa

Inaugurazione in grande stile per l’undicesima edizione del noto programma di Rai 3 “Che tempo che fa”. Studio ammodernato, colonna sonora nuova di zecca firmata da Raphael Gualazzi, variazioni di scaletta nell’alternarsi degli ospiti, insomma una trasmissione rinnovata, almeno nell’estetica, ma che pure ha mantenuto una solida continuità con il passato. E infatti, non mancano le ‘vecchie guardie’, i veterani, quelle presenze che inconsciamente ci si aspetta di vedere, perché oramai ritenute quasi intrinsecamente appartenenti al programma.

A partire dal conduttore Fabio Fazio, accompagnato dalla bella ed elegante presenza di Filippa Lagerback, per continuare con lo spirito comico e rumoreggiante di Luciana Littizzetto, fino ad arrivare alla voce giornalistica di Massimo Gramellini.

Tanti ospiti presenti ieri sera (una prima puntata in versione ‘ampliata’, dalle 20.10 alle 22.30 circa), provenienti da ambienti diversi: si spazia dalla scienza alla musica, dal cinema alla politica.

È Stefano Mancuso ad aprire il programma con una vera e propria lezione sulle piante ed in particolare sulla loro intelligenza. Professore associato presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, Mancuso è un esperto del mondo vegetale, una vera e propria autorità a livello internazionale.

Il suo intervento ha mostrato come i luoghi comuni, i pregiudizi e gli equivoci siano stati responsabili della erronea considerazione delle piante come esseri privi di intelligenza: “ogni essere vivente”, dice Mancuso, “è dotato di una sua intelligenza, anche le piante. L’intelligenza è una connaturata proprietà della vita”. Il mondo vegetale è sensibile, si muove, si adatta e ci ha reso esseri civili: non si dimentichi, infatti, che la civilizzazione è nata quando l’uomo ha iniziato a coltivare!

Fazio ha sicuramente il merito di aver dato visibilità ad un uomo, uno scienziato (è bene dirlo!) che “La Repubblica” ha definito come uno dei 30 italiani destinati a cambiarci la vita, ma c’è da dire che quello che ieri sera Mancuso ha brevemente mostrato al pubblico di Rai 3, meravigliando i più, non solo è frutto di un costante e decennale studio, ma era già conosciuto oltreoceano nel 2010 grazie a TED: ideas worth spreading, sito in cui vengono pubblicate gratuitamente le migliori conferenze di musica, arte, scienza, cultura, che fanno parte dell’omonima manifestazione che ogni anno si tiene in California. Noi Italiani ultimamente siamo un po’ in ritardo, a quanto pare.

Ma il primo vero e proprio ospite della serata di ieri è il celebre regista Ettore Scola, il cui ingresso è preceduto da uno showreel dei lavori più famosi, realizzato dalla trasmissione in omaggio al regista.

È da poco uscito nelle sale cinematografiche il suo ultimo film dal titolo “Che strano chiamarsi Federico Fellini”, premiato, fuori concorso, alla 70a edizione della Mostra del Cinema di Venezia con il Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker. Si tratta di una sorta di documentario dei ricordi con cui Scola ha voluto ricordare un collega, ma soprattutto e prima di tutto un amico.

Fellini e Scola, due registi, ma essenzialmente due vignettisti, ed è proprio questa passione per il disegno a farli incontrare: Scola a 16 anni inizia a lavorare come vignettista per il Marco Aurelio, giornale satirico del tempo.

E il film racconta proprio di quei giorni, di quell’incontro e di quel periodo vissuto insieme a Fellini e alla sua allegria: “Un film melanconico, celebrativo e retorico non sarebbe piaciuto a Federico, perciò il film è allegro, come era lui”, queste le parole di Scola, “Fellini non era un bugiardo, era un truccatore; la realtà per lui era come una bella donna, che amava molto, e che truccava per rendere ancora più bella, più affasciante. Era un creativo”. Un’immagine romantica, a tratti goliardica di un uomo che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della cultura e del cinema d’autore.

La puntata continua con l’ingresso in medias res di Luciana Littizzetto, seguita dal secondo importante ospite: il Presidente del Consiglio Enrico Letta in collegamento da Palazzo Chigi.

Più che comprensibile il motivo dell’assenza in studio di Letta, e proprio di questo si inizia a parlare. La crisi di Governo sembra già in atto, dopo la richiesta di dimissione dei Ministri del Pdl da parte di Silvio Berlusconi, e mercoledì il Presidente chiederà la fiducia in Parlamento.

Si discute, poi, di giustizia, dell’aumento dell’iva, della necessità delle larghe intese, ma in mezzo all’incertezza generale di una cosa siamo sicuri: Letta non sarà un Monti bis, l’attuale Presidente del Consiglio, a domanda diretta, risponde chiaramente che non intende candidarsi per le prossime elezioni. Ma ora, quello che preme capire è quanto e se il Governo durerà.

Per fortuna, ad alleggerire l’atmosfera ci pensa Stefano Bollani che, dopo un’esibizione al piano, anticipa e sponsorizza insieme a Fazio il suo programma “Sostiene Bollani” in onda subito dopo Che tempo che fa ogni domenica per sei settimane.

Infine, la puntata si conclude con il vicedirettore de La Stampa, che, con quel suo stile serio-comico, un po’ di denuncia e un po’ di scherno, racconta e ritrae quei fatti di cronaca a metà strada tra l’amaro e il grottesco della nostra società.

Informazioni su Maria Vittoria Sparano

Maria Vittoria Sparano è nata a Belvedere Marittimo nel 1986. Nel 2004 si è trasferita a Bologna per intraprendere gli studi universitari e si è laureata, il 15 marzo 2013, in Filologia, Letteratura e Tradizione classica. Vive attualmente a Bologna.
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