La presenza del Ministro per l’integrazione Cécile Kyenge, con cui Fazio ha discusso dell’immigrazione – tema che ormai ci riguarda da più di dieci anni, ma di cui spesso ci dimentichiamo, complice quell’informazione che si ricorda dei migranti solo all’indomani di clamorose tragedie – ha reso possibili alcuni chiarimenti in merito, necessari dopo la confusione generata dal clamore mediatico e politico degli ultimi giorni.
In particolare, ciò che ciascuno di noi, cittadini italiani ed europei, dovrebbe ricordare è che «chi aiuta una persona non rischia nulla». È la legge del mare, ma è anche l’impegno di chi fa parte di una società civile: soccorrere chi ha bisogno di aiuto è un dovere, non soccorrere è un reato.
Oltre alla politica d’attualità, ampio spazio è stato riservato ai libri: ad aprire la serata l’ospite Khaled Hosseini.
Medico e scrittore, noto sin dal suo esordio letterario con il romanzo Il cacciatore di aquiloni, che è subito diventato un best-seller e che ha ispirato l’omonimo film, Hosseini è al suo terzo romanzo: E l’eco rispose, edito da Piemme.
L’autore ambienta la sua ultima storia, come anche le precedenti del resto, in Afghanistan, sua terra d’origine, da cui all’età di 11 anni si allontanò insieme alla famiglia, poco prima dell’invasione sovietica.
E l’Afghanistan che egli ricorda è un paese molto diverso da quello di cui spesso abbiamo sentito parlare. Per noi, dopo l’11 settembre, è diventato quasi uno stereotipo dell’arretratezza sociale e culturale, Kabul è dipinta come un luogo di povertà, di guerra e di instabilità.
Ma, si sa, la realtà è sempre diversa dalla sua rappresentazione. Hosseini racconta di come la capitale che lui ha vissuto fosse una città culturalmente viva, progressista, pacifica e sicura e il suo nuovo romanzo contiene moltissime immagini della Kabul del passato.
Inoltre, oggi l’Afghanistan è un Paese prevalentemente giovane (più del 60% degli abitanti ha meno di 25 anni), che non si riconosce nel recente passato e che vuole crescere socialmente e progredire politicamente: è una nazione che sta subendo un’enorme trasformazione. Questa è la «vera verità sull’Afghanistan», dice Hosseini, che nella sua terra d’origine ha istituito una fondazione che si occupa di aiutare soprattutto donne e bambini in stato di necessità.
Di natura e spirito totalmente diverso il secondo libro presentato da Fazio, Ladri di cotolette, autore: Diego Abatantuono.
Un titolo certamente evocativo: da una parte non si può fare a meno di pensare al celebre film Ladri di biciclette, dall’altra la cotoletta suscita immediatamente l’immagine di un noto piatto della cucina milanese. L’ambivalenza del titolo, in effetti, rispecchia la duplice anima del libro.
La cucina e il cinema siedono allo stesso tavolo e Abatantuono si fa narratore e protagonista di un racconto che prende a pretesto il cibo per parlare di storie di cinema, il cinema dell’autore (o dell’attore).
Ricordi di carriera si alternano a scene simposiali reali o immaginarie, che culminano nel surreale incontro tra Enzo Iannacci e Massimo Troisi.
Un libro divertente, a metà tra una biografia professionale e una raccolta di ricette, tra l’arte della finzione e quella dei fornelli.