Ieri sera, praticamente in coincidenza della messa in onda dei telegiornali di tutte le maggiori Tv italiane, è arrivata la tanto attesa sentenza dei giudici del “Palazzaccio”, così è chiamata la storica sede della Corte di Cassazione per via degli affari loschi che, a quel tempo, riguardavano la costruzione del Palazzo che avrebbe dovuto ospitare la suprema Corte.
Così, quello che tutti in fondo sospettavano sarebbe accaduto, si è puntualmente verificato. L’Avvocato Ghedini, del resto, non si è mai illuso di passare indenne dalle forche caudine di un sistema giudiziario che, a detta dello stesso Berlusconi, di molti addetti ai lavori, nonché di milioni di cittadini, e tra questi alcuni non schierati a destra, ha palesato una “atipica attenzione”, quando non un vero e proprio accanimento giudiziario, nei confronti dell’ex premier e dei suoi affari.
Quindi sono stati confermati i quattro anni di carcere (dei quali 3 coperti dall’indulto) e la ridefinizione della pena accessoria relativa “all’interdizione dai pubblici uffici”, che dovrà essere decisa dalla Corte di Appello di Milano.
La risposta di Berlusconi non si è fatta attendere attraverso un video messaggio mandato in onda subito dopo i principali telegiornali nazionali. Con la voce rotta dall’emozione, il Cavaliere, dopo aver ringraziato la sua famiglia e tutti i collaboratori che, a vario titolo, gli sono stati vicino, ha ricordato al popolo italiano che in cambio di 20 anni di sacrifici e di intelligente imprenditoria che ha consentito a migliaia di famiglie di avere una vita dignitosa, senza mai aver licenziato neanche un solo operaio o impiegato, dopo aver versato centinaia di milioni di Euro all’Erario, viene ricambiato con una sentenza “fondata sul nulla” che lo “priva anche della libertà personale e i diritti politici”.
Il Cavaliere ha colto l’occasione per rilanciare il suo programma politico: la rinascita di Forza Italia, che vedrà sempre Berlusconi come leader del centro destra , anche se non potrà candidarsi alle prossime elezioni. La strategia del presidente Berlusconi è chiara: attendere la reazione dell’alleato di governo, che si è già palesata con le dichiarazioni di Epifani, che chiede “di eseguire la sentenza in tutte le sue conseguenze”. Questo sottende anche la possibilità della decadenza di Berlusconi dalla carica di Senatore, sul cui procedibilità dovrà pronunciarsi la Giunta di Palazzo Madama e, successivamente, l’aula con scrutinio segreto se sarà richiesto da almeno 20 dei 315 senatori. Si comprende bene che saranno i Democratici a decidere, insieme alla sorte del Cavaliere, anche quella del governo Letta.
Nel corso del videomessaggio l’ex premier ha anche ribadito quel che ha sempre sostenuto in questi anni, riguardo ad una certa magistratura “politicante ”irresponsabile, una variabile incontrollabile e incontrollata” che avrebbe, a suo dire, “condizionato la vita politica da Tangentopoli (1992) a oggi, assurgendo ad un ruolo di rinnovamento morale in nome di una presunta innovazione etica”.
La stampa estera, è soprattutto preoccupata per la stabilità della democrazia italiana. Il GUARDIAN ha accusato Berlusconi di sfidare la giustizia attraverso il suo videomessaggio.
Il New York Times ha sottolineato come La richiesta della Cassazione di rideterminare l’interdizione dai pubblici uffici fra riguadagnare un po’ di tempo al governo per evitare il crollo immediato della coalizione di centro-destra del premier Enrico Letta.
Il Sueddeutsche Zeitung è durissimo e sentenzia “Il cavaliere è alla fine“, definendolo un uomo del passato che, se avesse ancora un briciolo di decenza in corpo, si ritirerebbe dalla politica.
Insomma, nelle prossime settimane, oltre alla calura estiva, ci sarà molta carne al fuoco per il governo che si dovrà dibattere tra i problemi relativi all’IMU, all’IVA, alla legge di stabilità (già legge finanziaria), decrescita del sistema paese, da una parte e, dall’altra, l’agenda dei lavori parlamentari, che giocoforza dovrà prevedere la riforma della giustizia, il pronunciamento del Senato circa la decadenza di Berlusconi e, perché no, anche la riforma della legge elettorale, visto che la campagna è già iniziata.