“L’anima è il software del cervello che elabora dalla nascita fino alla morte.” Quale frase potrebbe essere più rappresentativa dell’astrofisica più famosa d’Italia, atea convinta ma non per questo meno umana e sensibile?
La Hack è morta l’altro ieri, 29 giugno a 91 anni, a Trieste per problemi cardiaci. Accanto il marito Aldo, suo compagno per 70 anni. Non aveva voluto operarsi.
La Hack è stata la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia e ha dato un forte contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle. Era membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society. La scienziata è stata una donna controcorrente, spesso aveva subito critiche sia dagli ambienti accademici che dal mondo politico. Era stata lasciata libera dai genitori di crescere giocando all’aperto, di correre in bicicletta, di fare atletica (era stata campionessa di salto in alto e in lungo) – una libertà impensabile in quei lontani anni ’20 e 30 del secolo scorso – di lasciare che la sua immaginazione spaziasse senza confini, cosi il suo genio si è sviluppato nella libertà di pensiero e nell’anticonformismo.
Amante degli animali – aveva una casa condivisa con ben otto gatti e un cane – era diventata vegetariana, “per risparmiare sofferenze agli animali” coerente nelle sue idee, come l’altrettanta coerenza di non credente le faceva dire “io non ho paura della morte, se ci sono io non c’è lei”, citando Epicuro. La Hack, poi adulta, ha unito il genio dell’immaginazione al rigore della scienza, un mix che l’ha portata a essere una grande scienziata, ma anche una donna piena di umanità.
Dopo aver trascorso l’infanzia a Firenze, dove era nata il 12 giugno del 1922, e dopo gli studi classici e universitari, a Trieste abitava a due passi dall’osservatorio col marito, suo lontano amichetto d’infanzia. “Com’eravate poi diventati fidanzati? – le veniva chiesto nelle interviste – “andavamo d’accordo” tagliava corto la scienziata. Un accordo durato ben 70 anni di matrimonio.
Dei genitori, padre protestante e mamma cattolica, ha preso poco dal punto di vista religioso, perché era diventata atea e di orientamento politico di sinistra. ” Per l’astrofisica, la Terra è un pianeta fra tanti nell’universo e l’uomo il frutto di un’evoluzione più spinta rispetto agli altri esseri viventi.” Ha sempre negato che l’umanità sia il solo genere vivente evoluto nell’universo.
“Non ho mai fatto scoperte eclatanti – diceva di sé – ma non me ne lamento” dando prova di una modestia più unica che rara. Odiava andare dal parrucchiere e fare shopping. Agli uomini diceva di preferire gli animali.
Dopo il liceo classico si era iscritta a Lettere. “Ma mi sembravano tutte chiacchiere”, diceva. Cambiò verso la facoltà di astronomia, laureandosi nel 1945 con una tesi sulle stelle variabili. Di lì è stata una vita tutta di riconoscimenti, la sua vera vita era la scienza, una passione.
Rivelava il suo anticonformismo criticando le università. “Ci sono persone eccellenti. Ma prevale il servilismo” affermava. Gli ambienti accademici sono luoghi dell’ipocrisia dove tutto ruota intorno a un barone che si sente molto importante“.
Poi fu la volta della politica, quando venne eletta alle regionali del 2005 in Lombardia fra i Comunisti Italiani, ma cedette il suo seggio a un compagno di partito. Ottenuto l’anno dopo un seggio alla Camera, rinunciò anche a quello. Si dimise anche alle regionali del Lazio nel 2010 dopo aver vinto nelle file della Federazione della Sinistra. Fino all’ultimo invece ha fatto parte dell’Accademia dei Lincei, ed è stata presidente onoraria dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti.
Moltissimi suoi libri sono di stampo scientifico ma divulgativo, leggibili quindi dal grande pubblico.
L’ultimo era stato appena finito e consegnato due settimane fa all’editore. Scritto a quattro mani con Marco Morelli, direttore del museo di Scienze planetarie di Prato e suo grande amico, “Siamo fatti di stelle, dialogo sui minimi sistemi “, uscirà postumo da Einaudi. E’ in forma di dialogo. Affronta argomenti non solo scientifici ma sconfina nella filosofia, nella spiritualità e nell’impegno civile, che hanno fatto parte della vita della Hack.