Mankind la storia dell’uomo secondo Italia 1

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Ieri sera alle 21.10 Italia 1 ha trasmesso la prima puntata di Mankind, l’ambizioso  documentario sulla storia dell’uomo dalle origini ai giorni nostri, condotto dallo scrittore Nicolai Lilin, la cui fama è stata decretata dalla trasposizione cinematografica del suo primo romanzo Educazione Siberiana ad opera del premio Oscar Gabriele Salvatores.

Il nuovo programma di casa Mediaset altro non è che la rivisitazione dell’originale americano Mankind-The Story of All of Us, che lo scorso novembre è andato in onda su History Channel. Tuttavia la versione ‘italiana’ ha apportato al programma made in USA notevoli rimaneggiamenti, a partire dalla messa in onda che nell’originale constava di 12 puntate, mentre nella nuova versione le puntate saranno solo sei: si è optato per la soluzione 2×1, con le conseguenze che ciò comporta soprattutto in termini di esattezza e qualità.

Infatti, è bastato seguire la prima mezz’ora del programma per rendersi conto che il taglio narrativo scelto per accompagnare le immagini da story movie mancava di completezza, profondità e precisione.

Le immagini del programma originale sono state corredate da un commento realizzato ex novo, che poco o nulla ha a che fare con la chiarezza espositiva, l’accuratezza informativa e la serietà scientifica che contraddistinguono il programma americano. Il parere degli esperti del settore – professori universitari, esperti militari, scrittori ecc. – è stato in gran parte tagliato assieme alle immagini che documentano i reperti storico-archeologici e che restituiscono le fonti di ogni ricostruzione storica che possa dirsi anche scientifica. Il rigore della ricostruzione è stato sacrificato in nome di una logica frettolosa e superficiale che mira più alle immagini ad effetto che alla cura dell’informazione.

Giusto per fare qualche esempio: secondo la versione italiana ‘riveduta e scorretta’ l’essere umano appare sulla terra già sapiens (senza che peraltro venga specificato), cacciatore e atleta (certo, pronto per le olimpiadi preistoriche!), ma dove sono finiti tutti i suoi predecessori? Che cosa ne è stato dell’homo habilis, dell’erectus e compagnia bella? Nessun accenno in proposito.

Il sapiens sarebbe originario dell’Africa orientale, ma non una sola immagine sui ritrovamenti della specie supporta il commento fuori campo. Totalmente diverso l’originale americano, che di questo progenitore africano mostra le tracce fossili e ne spiega i dettagli genetici.

La narrazione continua sotto il segno dell’imprecisione fino a sfiorare l’assurdo: la nascita dell’agricoltura, secondo Italia 1, si deve a una donna, che per prima ha scoperto il miracolo della semina! Una donna, chi era costei?

Per non parlare delle Guerre Persiane, che si riducono ad un unico isolato scontro tra Greci e Persiani nel 479 a. C. Ad essere precisi il 479 fu l’anno della sconfitta decisiva dei Persiani contro i quali i Greci combatterono ben due lunghe guerre a partire dal 499 a. C. Ma questo per Italia 1 è irrilevante. Che dire, poi, del paragone tendenzioso e fuorviante oltre che fuori luogo tra la Grecia classica, patria della democrazia (invito a leggere le pagine di qualunque manuale di storia per notare le abissali differenze che intercorrono tra le democrazie moderne e la prima democrazia del mondo) e la Grecia odierna, terra di conflitti e di crisi sociale e politica? Quale dovrebbe essere la rilevanza di tale confronto o di quello che si fa tra l’insorgere delle malattie in seguito allo sviluppo della pratica dell’allevamento e la diffusione delle epidemie di sars, aviaria e febbre suina dell’ultimo decennio?

Senza soluzione di continuità si passa dagli Egizi, ai Greci, all’impero cinese e poi si ritorna indietro nel tempo – senza dirlo, ovviamente – ai Fenici e all’invenzione dell’alfabeto. Tuttavia la comparsa della scrittura è cosa più complessa e articolata di cui l’alfabeto fenicio costituisce una fase, che avrà conseguenze enormi, ma di cui non si riesce a capire la reale portata poiché gli autori si sono dimenticati di chiarire la questione. Sarebbe bastato farlo a grandi linee. Dall’alfabeto si vola verso la detenzione degli Ebrei a Babilonia, la scrittura della Bibbia (Antico Testamento) e la diaspora: povero spettatore, ormai non sa più di quale epoca si sta parlando.

Tiriamo un po’ le somme: un bambino che ieri sera ha seguito Mankind ‘all’italiana’, ha imparato che l’uomo compare sulla terra all’improvviso, quasi per magia e già uguale al suo papà, con la faccia dipinta e senza giacca. Va a caccia di animali, poi scopre il fuoco, successivamente intraprende l’arte della guerra, mentre la moglie sta a casa a badare alla famiglia. Proprio costei un giorno, per caso, scopre che i semi nella terra germogliano: ha così origine l’agricoltura. Più tardi in Egitto l’uomo dà prova del suo talento e della suo ingegno con la costruzione della Piramide di Cheope, opera architettonica straordinaria, pari alla Grande Muraglia Cinese. Infine compare un popolo, gli Ebrei, che da Gerusalemme viene portato in schiavitù a Babilonia e grazie all’invenzione dell’alfabeto fenicio inizia a scrivere la sua storia dando vita ad uno dei testi più letti nel mondo: la Bibbia.

Questa è la ‘storia umana’ tratteggiata da Mankind-La storia secondo Italia 1, sottotitolo più che mai appropriato per un programma che si rivela la brutta copia dell’originale, priva di valore scientifico e lontana anni luce dai quei pregevoli documentari italiani che tutti conoscono e che nel rispetto della fedeltà storica e della precisione della ricostruzione del passato hanno fatto della competenza e della professionalità il loro tratto distintivo.

Informazioni su Maria Vittoria Sparano

Maria Vittoria Sparano è nata a Belvedere Marittimo nel 1986. Nel 2004 si è trasferita a Bologna per intraprendere gli studi universitari e si è laureata, il 15 marzo 2013, in Filologia, Letteratura e Tradizione classica. Vive attualmente a Bologna.
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