Attualmente l’unico raccordo mancante di questo progetto è costituito proprio dai 57 km della futura tratta Torino Lione, di cui 12.5 km si trovano in territorio italiano. Di questi la maggior parte correrà sotto il monte del Monceniso tramite la scavatura di un tunnel di 7 chilometri di lunghezza.
Nonostante il progetto risalga al 2001, ancora oggi si pone all’attenzione per i numerosi scontri tra attivisti e polizia con blocchi di autostrade, stazioni dei treni, strade e relativo disagio per il traffico e per i passeggeri.
Le ragioni pro e contro il faraonico progetto, da molti considerato inutile e costoso.
Le ragioni del si
Per i sostenitori del progetto, di cui si è iniziato a discutere nel 1991, la linea TAV Torino Lione è un’opportunità irrinunciabile per lo sviluppo del Piemonte e dell’Italia. Il collegamento ad alta velocità permetterebbe di trasportare merci e passeggeri provenienti da tutta Europa, a vantaggio di tutte industrie del Nord Italia e di Torino, in particolare. Un mancato collegamento con la rete ad alta velocità taglierebbe, secondo i favorevoli al progetto, il Piemonte e più in generale l’Italia, dai collegamenti con il mercato ed il contesto europeo.
Inoltre la realizzazione della linea TAV in Val di Susa è un progetto ampiamente discusso e approvato dall’Unione Europea, che impegna Francia ed Italia a livello finanziario. Il tempo inoltre è una componente fondamentale per ridurre al minimo i sovraccosti, ed è giunto il momento di dare il via ai lavori. Un ulteriore vantaggio si avrebbe a livello ambientale, per l’abbattimento del trasporto su gomma a favore di quello su rotaia, più veloce ed ecologico, mentre per i passeggeri potrebbe diventare più veloce lo spostamento in treno che non i aereo.
Le ragioni del no
Dalla parte opposta i contrari al progetto che ritengono il progetto inutile, dispendioso e rischioso a livello ambientale. Negli ultimi anni infatti la linea ad Alta Velocità realizzata tra Parigi e Lione, su cui dovrebbe innestarsi appunto la nuova tratta, lamenta un calo di passeggeri e, contemporaneamente, molti treni pendolari sono stati soppressi definitivamente nella parallela linea del Frejus.
Sarebbero dunque sbagliate le previsioni che prevedono un aumento del traffico di merci e passeggeri con la realizzazione del tunnel in Val di Susa. Inoltre il progetto verrebbe interamente finaziato con soldi di origine pubblica, che verrebbero così sottratti ad altre destinazioni come scuola e sanità.
Sul fronte del rispetto ambientale poi, i No TAV affermano come, nonostante il treno sia certamente meno inquinante del trasporto su gomma, i lavori porterebbero per decine di anni centinaia di Tir a circolare sulle strade della regione. Le traforazioni poi potrebbero non solo produrre inquinamento acustico, ma anche sollevare quantità di polveri di amianto presente nel Monceniso per la sua origine vulcanica.
Alla base di tali proteste, comunque, nonostante non sia facile valutare chi stia agendo in modo giusto e chi in modo sbagliato, si nota tanta rabbia di fondo e un popolo insoddisfatto dei suoi governanti, delle istituzioni e quindi della situazione creatasi attualmente nel nostro paese.
Sarebbe auspicabile, a questo punto, valutare un tragitto che non debba attraversare la “montagna” oggetto della disputa e, tenuto conto dei costi già sostenuti (anche in ordine di tempo), ridisegnare una linea diversa o più semplicemente, e solo per quel tratto, potenziare la vecchia linea, ammodernandola e rendendola capace di sostenere un volume di traffico più consistente e veloce.
Ritengo che, comunque, la realizzazione del corridoio Lisbona-Parigi-Kiev sia un’occasione di crescita e sviluppo che non possiamo permetterci di perdere.
Nel frattempo i fondi sono stati tagliati nella bozza dell’ultimo decreto legge e i lavori sembrano bloccati fino al 2015.
Tra le trasmissioni tv che si sono occupate della Tav negli ultimi anni ricordiamo Report, nella trasmissione andata in onda il 26 giugno 2013