La nascita della terza repubblica

La terza repubblica

La terza repubblica

Solo un mese fa, dopo l’ennesimo tentativo di formare un governo (si ricorderà che il M5S con il suo 25% di elettori era in grado di bloccare la formazione di qualsiasi governo, ostacolando anche le ipotesi di “larghe intese” auspicate dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, scrivevo una mia riflessione che, alla luce degli eventi attuali nulla è cambiato, almeno non per noi comuni cittadini italiani, e quindi ve la propongo poichè sono tuttora convinto della giustezza delle soluzioni che oggi, come allora, sarebbero da prendere senza più giocare a “tirare a campare”.

La locomotiva finanziaria ha ripreso a camminare, da qualche parte nel mondo, dobbiamo stare molto attenti a non perdere quest’altro treno che sta per passarci davanti, alla stazione chiamata “Italia”. Vediamo che non diventi come una di quelle vecchie e dimenticate stazioni ferroviarie considerate un “ramo secco”!

E’ il primo capitolo della storia che riguarda oramai non più la seconda Repubblica, bensì la terza.
Ebbene si, ci siamo arrivati anche se un po’ in sordina, giacché la seconda ha già abdicato in luogo del vuoto e dell’assenza di potere, di decisionismo e delle idee, che ora più che mai servirebbero a tirarci fuori dal pantano di una situazione economica che sta asfissiando l’impresa e l’economia del Bel Paese.

1. Dalle elezioni del Presidente della Repubblica, nessuno si aspettava che sarebbe stato rieletto Napolitano. Cinonostante ricordiamo che il capo dello Stato non è a capo del governo, ma una personalità di spessore, rappresentativa della cultura italiana e soprattutto: il garante della costituzione.
Il primo compito di Napolitano è stato quello di trovare una coalizione di governo in grado di governare per ridare respiro all’economia italiana, ormai al collasso.
Il Presidente della Repubblica dev’essere si una personalità “super partes” ma al tempo stesso capace di indirizzare la politica del governo, in ogni sua fase.

2. Aggiungo che l’Italia, nell’incamminarsi sulla via delle riforme (abolizione delle Province, rivisitazione della Legge elettorale, revisione dell’organizzazione dell’intero apparato statale al fine di assicurare la razionalizzazione delle spese di bilancio ecc.) forse dovrebbe cominciare a prendere in esame la possibilità di darsi un Capo dello stato, eletto direttamente dai suoi cittadini con pieni poteri esecutivi. Quindi, una figura operativa e decisionista (che renderebbe inutile il capo del governo) che dovrebbe dare gli input necessari a superare le impasse che troppo spesso bloccano la macchina statale. Quando quest’ultimo non dovesse più funzionare, o non dovesse più avere il consenso necessario dai partiti che lo sostengono, si andrebbe direttamente alle elezioni, senza perdita di tempo e di danari!

3. Il sistema bancario nazionale, lo ha ricordato questa mattina il Dr. Giacalone nel corso del suo quotidiano intervento su RTL 102.5, sebbene sia riconosciuto tra i più stabili e sicuri, viene poi criticato e scartato dagli operatori internazionali perché alle spalle non è sorretto da una politica attenta e dinamica nelle scelte strategiche e per la mancanza cronica di denaro circolante. Ma il problema è, invece, che il denaro c’é, ovvero ci sarebbe se gli istituti finanziari non venissero asfissiati da una politica comunitaria che le rende di fatto incapaci di operare il credito alle imprese, così come oggi il sistema paese avrebbe bisogno. Tutto questo, invece, grazie ad una politica “protezionistica” in Germania non accade, pur non avendo questo Paese il danaro contante che è presente in Italia (grazie alle considerevoli somme risparmiate dagli italiani, durante gli anni di crescita economica e finanziaria). Il risultato? Stiamo allegramente finanziando i titoli di stato dei Paesi di tutto il mondo, a discapito del nostro, che più di tutti risente dell’assenza del credito che dovrebbe essere garantito dalle banche nazionali, bloccate invece dalle troppo stringenti regole che l’euro zona ha imposto.

Nel frattempo Fabrizio Barca sarà domani a Bergamo per discutere il futuro del PD, nel tentativo di recuperare la credibilità della sinistra italiana, dopo la travagliata elezione del Presidente della Repubblica.
Proprio l’ex ministro per la Coesione Territoriale del governo Monti, sarà su La 7, alla trasmissione in Onda, questa sera primo giugno, insieme agli altri ospiti Giorgio Airaudo (Sel), Gianni Alemanno (Pdl) e l’economista Oscar Giannino.

Informazioni su Faber

Nato e cresciuto a Milano. Dopo un breve periodo trascorso in Sicilia nella provincia siracusana ha conseguito il diploma di ragioniere e perito commercialista, per poi lavorare per il Ministero della Difesa. Da un anno si è trasferito a Palermo dove si occupa di assistenza per il personale civile e militare, dipendente dal Ministero della Difesa. Per alcuni anni a Torino e in Piemonte, sempre per conto del Ministero, si è occupato del settore pubbliche relazioni. Nell'anno accademico 2009/2010 ha conseguito una laurea di primo livello in Scienze dell'Amministrazione presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Siena. Ha sempre nutrito un forte interesse per la storia europea in particolare, soprattutto sotto il profilo politico-economico e sociale.
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