Non è esattamente solo un luogo, ma è una regione nella regione, uno spazio fatto di antica cultura contadina e moderna imprenditoria.
Se vi trovate a Torino, splendida città sabauda, con le sue grandi piazze, i suoi parchi (in particolare quello del Valentino con la sua cittadella medievale), i suoi Palazzi, tra i quali quello che ha ospitato il primo parlamento italiano, Palazzo Carignano, Piazza Castello con la residenza dei Savoia e Palazzo Madama, dopo aver fatto un tuffo nel passato che ha segnato la storia d’Italia, non potete lasciare il Piemonte senza prima aver fatto una passeggiata tra le colline e i castelli delle Langhe.
Si lascia la città, percorrendo Corso Unità d’Italia e ci si avventura preferibilmente lungo la provinciale che collega Torino ad Asti, da qui superata Moncalieri, sormontata dal suo castello del seicento che guarda severo la Città, seguendo per un tratto il fiume Po, vi troverete circondati dal verde e dalle colline del Monferrato, famoso per i suoi impareggiabili spumanti, ed entrerete nella regione delle Langhe.
Terra delle “dolci colline” tra le province di Asti e Cuneo, con al centro la splendida Alba, ricordata per il suo “tartufo bianco” il suo Dolcetto ed il suo Barbera, vini rossi corposi e ben strutturati, ottimi per accompagnare risotti e carni rosse.
Le Langhe, in particolare la zona del Roero, sono anche ricordate per il vino bianco “Arneis”, eccellente con i piatti a base di pesce.
Ma le Langhe sono ricordate anche per altri vini famosi ed apprezzati: il Barolo, il Nebbiolo, il Barbaresco, il Dolcetto di Dogliani ed il Barbera d’Asti.
Le trasmissioni televisive che più volte si sono occupate dei vini delle langhe sono state Fuori di Gusto condotto da Fede e Tinto di Decanter su La 7 e La prova del cuoco di Antonella Clerici
Percorrendo la provinciale che da Asti vi conduce sino ad Alba e da qui a Cuneo, sarete sempre circondati dal verde, da lunghi filari di vigneti che si perdono a vista d’occhio in direzione nord-ovest e sud-est, praticamente lungo tutto l’orizzonte.
Una delle terre più povere d’Italia, questo sino alla fine della seconda guerra mondiale, poi lentamente ed incessantemente, grazie ad una politica locale e programmi di investimento realizzati attraverso cooperative ed un sistema di finanziamenti delle banche locali, che hanno creduto nell’investimento a lungo termine, oggi il territorio è particolarmente sviluppato e prospero.
Il Pil di queste province (Cuneo e Asti) è tra i più alti d’Europa, garantendo a tutti occupazione, sviluppo e una qualità della vita che si può ritenere tra le migliori dell’eurozona.
Il fenomeno dello sviluppo del territorio, avvenuto in maniera graduale e rispettoso dell’ambiente è stato studiato e fotografato da molti centri di studio e analisi di macroeconomia, a cominciare dalla vicina Università di Torino, proseguendo con il Politecnico di Torino e Milano, che ne hanno esaltato l’aspetto di una economia “ecosostenibile” da citare come esempio a tutti i Paesi dell’eurozona, e non solo.
Se vi troverete a passare da quelle parti in ottobre, non perdetevi l’occasione di visitare la “fiera del tartufo” che si celebra ad Alba per ben due settimane. Una delle mete preferite da turisti italiani e, da qualche anno, anche tedeschi e olandesi, che hanno la curiosità di assaggiare il prelibatissimo risotto al tartufo, accompagnato da un buon bicchiere di Dolcetto di Alba o di Dogliani. Nella circostanza, non sono da dimenticare i formaggi delle Langhe, che ripropongono i sapori della montagna con un vago ricordo della vita di transumanza e alpeggio, che da quelle parti si vive ancora, esattamente come cento anni fa.
I formaggi più rari e per questo famosi sono: il Murazzano cunese, la Toma piemontese, il Brus, la Robiola, il Testun, la Sora, il Bra d’Alpeggio e il Bra DOP, il famosissimo Castelmagno (formaggio che si produce solo in alta quota e rigorosamente d’estate) il Gorgonzola del Piemonte ed il raro Raschera, che si produce negli alpeggi esclusivi delle Alpi Marittime della zona di Mondovì (CN).
Un territorio che, per le sue indiscutibili peculiarità, attrae l’attenzione dei media nazionali e non, a cominciare dalla trasmissione televisiva “Linea Verde”, che da qui ha proposto al suo pubblico molti special che solitamente vanno in onda la domenica.
Insieme al territorio ed ai suoi eccellenti prodotti, sono da ricordare alcuni tra i suoi personaggi più illustri, come Luigi Einaudi, primo Presidente della Repubblica, piemontese doc di Dogliani; Giorgio Bocca, compianto scrittore e giornalista di Cuneo (scomparso nel 2011) che fu anche Comandante della Brigata “Giustizia e Libertà” dopo la dichiarazione di armistizio dell’8 settembre 1943. Ancora, va ricordato lo scrittore Cesare Pavese, nativo di Santo Stefano Belbo, un piccolo paesino delle Langhe cuneesi, indimenticabile per i suoi racconti che sapientemente illustravano i paesaggi malinconici del territorio delle langhe e della bassa padana.
Il “Barolo” e Cavour
Un capitolo a parte merita la storia del Vino per eccellenza, non solo delle Langhe e del Piemonte, ma del mondo intero: il Barolo.
La parola a un enologo appassionato di Langa, Armando Cordero: «Tra il 1830 e il 1850 nel castello di Grinzane Cavour (prov. di Cuneo), il Conte Camillo Benso e, nel castello di Barolo, la Marchesa Juliette Colbert, con la consulenza tecnica di un commerciante vinicolo francese, il conte Oudart, enologo, danno il via alla produzione di un vino rosso adatto a poter sopravvivere ai lunghi viaggi e affrontare la concorrenza con i grandi vini rossi d’oltralpe. Migliorando la tecnica di fermentazione e con l’aggiunta al Nebbiolo di piccole quantità di Neirani (uva locale ormai abbandonata) nasce il vino Barolo. Questa nuova tipologia di vino viene prodotta nelle cantine del castello di caccia di Carlo Alberto in Verduno e nei tenimenti di Fontanafredda di Vittorio Emanuele II.
Successivamente, «A fine ‘800 nascono le grandi industrie del Vermut e degli spumanti (Cinzano, Martini, Carpano, Gancia ecc.), ma arriva la grande crisi della vitivinicoltura, non solo in Langa ma in tutta l’Europa, con i grandi flagelli, Oidio, fillossera e peronospora che metteranno in ginocchio la viticoltura. E’ una distruzione quasi totale che si risolverà soltanto verso il 1930-40 (impiego dello zolfo, reimpianto dei vigneti su portainnesto americano, uso ragionato della “poltiglia bordolese) e sarà il nostro Risorgimento vitivinicolo. Fino agli anni ’50 avremo ancora una viticoltura basata sulla produzione di quantità. Ma questa tendenza cambierà gradualmente in viticoltura di qualità grazie all’attività piccole e medie aziende in cui opereranno i primi enologi diplomati alla Scuola Enologica di Alba. Ora abbiamo una vitivinicoltura di qualità con i nostri vini nei migliori ristoranti del mondo».
Il Conte Camillo Benso di Cavour, statista, ingegnere e fine imprenditore, è ricordato non solo per la sua irrefrenabile attività politica, volta al conseguimento dell’unità nazionale, ma anche per le opere di modernizzazione che seppe realizzare con straordinaria lungimiranza e sapienza ingegneristica.
Un pioniere, insomma, a tutto “tondo” che seppe far progredire l’attività agricola nel Piemonte e nella vicina Lombardia, attraverso la riorganizzazione, ad esempio, dell’intero sistema fluviale del vercellese e novarese, con grande vantaggio per le irrigazioni dei territori che, presto, trasformarono le coltivazioni in risaie, ancora oggi alla base delle economie locali e nazionale.
Per concludere, se non dovesse bastare l’idea di visitare le bellezze naturalistiche ed i sapori delle Langhe, ci sarà ancora la possibilità di visitare i molti castelli medievali e le residenze dei Savoia, per arricchire viepiù la nostra conoscenza della storia non solo d’Italia, ma in particolare di una terra, quella delle Langhe piemontesi, che ha saputo affrontare e risolvere i problemi legati alla povertà, alla crescita sociale e alla partecipazione delle sue genti alla trasformazione del territorio e delle città, sempre in maniera sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
Una politica, questa, che dà ragione di sé con l’esempio e con la pazienza, quella della “Civiltà Contadina”, che molto ha ancora da insegnare, anche in tempi di progresso e cultura legati a “filo doppio” con l’economia basata non sulla produzione di beni servizi ma principalmente su quella fondata sugli scambi di denaro e titoli, insomma sulla carta e la loro velocità di transizione. Tutto il contrario di ciò che sta alla base del lavoro e della produzione di ricchezza che nasce dalla terra e dai suoi frutti.
Percorrendo le strade piemontesi, vi verrà sicuramente il desiderio di fermarvi a riflettere, riprendendovi il vostro tempo…desiderando di spegnere tutto, non solo il motore della macchina, ma anche il vostro cellulare.