Enzo Tortora era il volto della trasmissione Portobello e il 17 giugno 1983, 30 anni fa, venne svegliato dai carabinieri di Roma alle 4 del mattino per essere arrestato con l’accusa di traffico di droga e associazione camorristica.
Si parlava di associazione con il clan camorristico di Raffaele Cutolo, detto “o prufessore”, dedito al traffico di stupefacenti e reati contro la persona e il patrimonio.
L’accusa era basata sull’agenda trovata nell’abitazione di un camorrista dove si pensava che ci fosse scritto il nome di Enzo Tortora, in realtà le indagini calligrafiche provarono che il nome era Tortona e il recapito telefonico non era quello del conduttore.
Enzo Tortora era nato nel 1928 a Genova ed era laureato in giornalismo. A 23 anni iniziò a lavorare per la Rai con lo spettacolo in radio “Campanile d’oro”. Dopo la prima partecipazione tv del 1956 dove presentò con Silvana Pampanini “Primo Applauso”, partecipò a numerose trasmissioni, tra le quali: “Telematch”, “Campanile sera”, “Il gambero” e “la Domenica Sportiva”.
Negli anni ’70 la rai lo licenziò dopo la pubblicazione di un’intervista dove affermava che la rai era come un jet supersonico pilotato da boyscout che litigavano ai comandi, rischiando di schiantarlo sulle montagne.
Lavorò così per Telebiella e fu co-fondatore di Antenna 3 Lombardia.
Il successo arrivò con “Portobello” (1977-1983), la trasmissione tv che batte ogni record di ascolti e un format precursore di molte trasmissione moderne come “Stranamore“, “Carràmba che sorpresa!”, “I cervelloni” e “Chi l’ha visto“.
Ci troviamo ai primi anni nei quali il parlamento italiano approvò la legge sull’utilizzo dei pentiti e ben 19 fecero il nome di Tortora. Solo in seguito ci si accorse che i pentiti indicarono quel nome solo dopo molti interrogatori e soprattutto dando informazioni che avevano qualche senso, solo dopo essersi consultati tra loro in carcere.
La stampa contribuirà a creare un immagine colpevolista del presentatore e quasi tutti ne erano condizionati.
Il 17 settembre del 1985 Tortora verrà condannato a dieci anni di carcere. Rinuncia all’immunità parlamentare e resterà agli arresti domiciliari.
Solo dopo tre anni dal suo arresto e nove mesi dopo la condanna, il 15 settembre del 1986, la Corte di Appello di Napoli, assolve Tortora con formula piena.
Gli accusatori rivelarono che speravano di ottenere dei vantaggi personali, come una riduzione della pena accusando il presentatore.
Il 20 febbraio del 1987, Tortora ritornerà a condure “Portobello” sugli schermi Rai. Purtroppo morirà solo un anno dopo di cancro.
E’ la figlia Silvia a esprimere un pensiero in memoria del padre: a non giudicare mai le altre persone, anche se inizialmente possono essere antipatiche a pelle, e a mantenere sempre la propria dignità.